Assassinio internazionale

Dubai Marina. Fotografia di Imre Solt, CC 3.0

Lo scorso 20 gennaio nella stanza 230 dell’hotel Al Bustan Rotana di Dubai è stato trovato il cadavere di Mahmoud al-Mabhouh, comandante militare di Hamas e figura chiave nel contrabbando di armi verso la Striscia di Gaza, nato nel 1960 nel campo profughi di Jabalia. Dopo che in un primo momento la polizia di Dubai aveva creduto che la morte fosse dovuta a cause naturali, il rapporto preliminare sulle cause del decesso, in attesa di quello definitivo che sarà pronto a marzo, ha indicato che l’uomo è stato prima paralizzato mediante una scarica elettrica e poi soffocato. Nei giorni successivi Hamas, dopo aver annunciato che la sua morte era avvenuta in un ospedale degli Emirati Arabi dov’era ricoverato per un tumore in stadio terminale, ha attribuito l’omicidio al Mossad israeliano ed ha affermato che non è da escludere una partecipazione delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, accusate di aver ucciso decine di loro militanti negli ultimi anni. Intanto il quotidiano Hareetz attribuiva ad un’indagine condotta da Hamas la possibilità che i responsabili fossero da cercare fra i servizi di uno stato arabo, voce categoricamente smentita dall’organizzazione palestinese. Il 18 febbraio il capo della polizia di Dubai ha dichiarato che le indagini indicano il Mossad come l’autore dell’assassinio, chiedendo l’arresto del capo dei servizi israeliani. Undici agenti dotati di passaporti europei falsi (sei britannici, tre irlandesi, uno francese ed uno tedesco, di cui sette appartenenti a cittadini con doppia nazionalità residenti in Israele), attualmente inseriti fra i ricercati dell’Interpol, avrebbero usato identità di persone esistenti per attendere l’arrivo di al-Mabhouh a Dubai dalla Siria. L’uomo di Hamas, in viaggio verso l’estremo oriente, è giunto a Dubai nel pomeriggio del 19 gennaio senza la sua scorta, rimasta a Damasco per assenza di posti liberi sull’aereo. Poco dopo aver preso possesso della sua stanza, è uscito dall’albergo per tornare tre ore dopo, alle otto e mezza di sera. Mezz’ora dopo la moglie lo ha cercato al telefono senza ricevere risposta. I killer hanno agito in pochissimo tempo, ed il tutto è stato documentato dalle telecamere di sorveglianza dell’albergo, dell’aeroporto e degli altri hotel in cui hanno alloggiato; le immagini mostrano come l’azione sia stata portata a termine da professionisti ben organizzati. A guastare la perfezione è intervenuto proprio l’occhio a circuito chiuso. I sospetti, giunti in Medio Oriente da Parigi, Roma, Francoforte e Zurigo, si sono radunati nell’edificio fin dal pomeriggio. In due, travestiti da giocatori di tennis, hanno seguito al-Mabhouh al suo arrivo ed hanno preso la stanza di fronte. Durante la sua assenza, mentre alcuni di loro facevano da palo e distraevano un turista, altri quattro sono riusciti a penetrare nella camera 230 usando uno strumento elettronico ed hanno atteso il suo rientro. Il sistema informatico dell’hotel ha registrato per quell’ora un tentativo di riprogrammare la serratura elettronica della porta. Secondo la polizia al-Mabhouh è stato ucciso entro le 21 e gli undici hanno lasciato il paese prima della scoperta del cadavere, diretti chi a Parigi, chi a Zurigo, chi a Francoforte, chi ad Hong Kong e chi in Sud Africa.

Passaporto britannico. Immagine di dominio pubblico.

Le indagini condotte dai vari paesi che avrebbero emesso i passaporti hanno rivelato come questi siano stati falsificati in vario modo mediante l’uso di vere identità (eccetto le fotografie) oppure di nomi fittizi applicati a numeri di riconoscimento veri. I sei britannici e quello tedesco corrisponderebbero a persone dal doppio passaporto israeliano, ed il Mossad in passato avrebbe già fatto uso di agenti dalla doppia nazionalità. Comunque gli interessati hanno negato qualsiasi tipo di coinvolgimento con i fatti. Secondo la polizia i sospetti avrebbero inoltre fatto uso di carte di credito anch’esse intestate ai proprietari dei documenti d’identità, forse rilasciate negli Stati Uniti e usate per acquistare i biglietti aerei dai loro paesi di origine; i killer avrebbero anche usato cellulari dalle schede prepagate acquistate in Europa per chiamare un numero in Austria, paese che secondo la polizia ha ospitato il centro di comando dell’operazione. Insomma, gente dalle grandi conoscenze geografiche. E con il gusto del travestimento: giocatori di tennis, una donna bionda con parrucca castana, un inserviente dell’hotel Al Bustan Rotana. Due membri dell’Autorità Palestinese arrestati in Giordania, accusati di aver dato un supporto logistico al gruppo, sono stati estradati a Dubai. Secondo Hamas ciò indica il coinvolgimento di Fatah, che ha prontamente smentito una sua partecipazione ai fatti attribuendo a sua volta l’appartenenza dei due ad Hamas. Il 17 febbraio Avigdor Lieberman, ministro degli esteri israeliano, si è rifiutato di confermare o negare il coinvolgimento del suo paese limitandosi ad evidenziare l’assenza di prove. Di tutt’altro avviso è, oltre alla polizia di Dubai e ad Hamas, il ministro degli esteri iraniano che accusa il “regime sionista” di praticare il terrorismo di stato. I paesi europei loro malgrado coinvolti si dichiarano ignari dei fatti, condannano l’omicidio ed hanno aperto delle inchieste per verificare il rilascio dei falsi passaporti.

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Articolo pubblicato su Nulla dies sine linea.

Storie, narrazioni, sguardi obliqui

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