Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.

Anno 29, secondo mese della stagione dell’inverno, giorno 10.
In questo giorno la squadra ha passato i cinque posti di controllo della necropoli dicendo: “Abbiamo fame! Sono già trascorsi 18 giorni in questo mese”. E si sono seduti nel retro del tempio funerario di Thutmosi III.
L’anno è il ventinovesimo del regno del faraone Ramesse III e a protestare sono gli abitanti del villaggio di Deir el-Medina, operai specializzati che costruiscono le sepolture regali nella Valle dei Re e nella Valle delle Regine: da diciotto giorni non ricevono provviste, il loro stipendio in denaro commestibile. Siamo intorno al 1150 a.C. e questo è il primo sciopero noto nella storia.
Anno 29, secondo mese della stagione dell’inverno, giorno 12.
[…] Se siamo arrivati a tanto, è stato a causa della fame e della sete. Non ci sono abiti, né unguenti, né pesce né verdura. Scrivete al faraone il nostro signore perfetto, riguardo alle nostre parole, e scrivete al vizir, il nostro superiore, perché ci siano date le provviste.”
Lo sciopero dura giorni, settimane, mesi. Spinti dalla fame gli operai occupano uno dietro l’altro i templi funerari dei Signori delle Due Terre: quello di Thutmosi III, di Ramesse II, di Sethy I, dello stesso Ramesse III. Discutono con i guardiani, spiegano le loro ragioni ai funzionari e si rifiutano di tornare al lavoro. E qualcuno passa dalla loro parte:
Anno 29, secondo mese della stagione dell’inverno, giorno 13.
Alle porte della necropoli. Dichiarazione del capo della polizia Mentmose: “Vi dico la mia opinione. Prendete le vostre cose, chiudete le vostre porte, raccogliete le vostre mogli e i vostri figli e io vi guiderò al tempio di Sethy I e vi farò immediatamente sistemare in quel luogo.”
Viene loro pagato l’arretrato del primo mese dell’inondazione e, nel giorno 17 del secondo mese, anche lo stipendio di quello in corso. Ma i sit-in continuano: nel terzo mese viene occupata la tomba in costruzione di Ramesse III e i dimostranti minacciano di saccheggiare la Valle dei Re, mentre nel ventottesimo giorno del quarto mese giunge loro un messaggio del vizir To:
[…] “A proposito delle vostre parole: “non ci portare via le nostre razioni!”, io sono il vizir che è stato promosso allo scopo di sottrarre? Io forse non vi darò ciò che colui che occupa la mia posizione dovrebbe – infatti non c’è nulla nei granai – ma vi darò quello che ho trovato.”
E quello che il vizir fa distribuire è la metà delle provviste spettanti. Epoca di crisi: scarsi raccolti, problemi ai confini e corruzione diffusa hanno svuotato i granai statali. Gli stipendi vengono tagliati e la gente protesta.
Anno 29, primo mese della stagione dell’estate, giorno 13.
La squadra ha passato i posti di controllo dicendo: “Abbiamo fame”. Si sono seduti sul retro del tempio funerario di Merneptah. Hanno gridato al governatore di Tebe mentre stava passando, e questi gli ha spedito il giardiniere Meniufer del capo sovrintendente al bestiame per dire loro: “Guardate, vi darò questi cinquanta sacchi di farro come provviste finché il faraone non vi darà le razioni”.
E alla fine i furti ci sono: bestiame dai templi e tentativi di saccheggio negli ipogei reali. E con i furti, le delazioni. Amennakhte, lo scriba autore della cronaca dello sciopero scritta su un papiro conservato oggi presso il Museo Egizio di Torino, raccoglie le dichiarazioni dell’operaio Penanuke che accusa altri colleghi di aver rimosso delle pietre dall’ingresso della sepoltura di Ramesse II e di aver nascosto nelle proprie stalle un bue sottratto al tempio funerario dello stesso sovrano. Ma Penanuke non è ancora soddisfatto e si toglie qualche sassolino dai sandali denunciando Weserhat per aver avuto delle relazioni con tre donne sposate.
Crisi economica, tagli salariali, scioperi, occupazioni, sit-in e saccheggi ai tempi dell’amministrazione corrotta del faraone Ramesse III che, stando a un altro papiro sabaudo, sarà da lì a breve oggetto di un complotto ordito nell’harem che coinvolgerà funzionari, concubine, figli, ufficiali dell’esercito e membri della corte. Scoperti, finiranno sotto processo e verranno condannati a morte mentre il principe legittimo, Ramesse IV, prenderà il potere alla morte del padre, avvenuta nel suo trentaduesimo anno di regno, ereditando un trono bollente.
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Milena :-)
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