Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.
Lo scorso maggio scrissi un articolo sull’umanità de les italiens, gli sbirri parigini italo-francesi le cui gesta riempiono le pagine dei romanzi di Enrico Pandiani, e in esso facevo paragoni altisonanti fra il loro capo, Jean-Pierre Mordenti, e altre canaglie quali Salvo Montalbano, Fabio Montale, Sarti Antonio, Héctor Belascoaran Shayne, Pepe Carvalho e Marco Buratti. Bene, due anni dopo l’esordio letterario, Pandiani ha sfornato il terzo volume della serie, che in nulla delude i precedenti, e il paragone rimane valido.
Frizzante, sarcastico, picaresco, scanzonato, gran viveur e sciupafemmine, e poi sfigato, cinico, romantico, goliarda, buongustaio e solitario: Mordenti è così, uno che se la vive e che affronta a muso duro le grandi palate di merda che il mondo (o l’autore) gli scarica addosso. Con filosofia e seguendo il proprio personalissimo codice di comportamento e giudizio ciondolerà in bilico su un filo, da una parte il lato oscuro, dall’altro il suo sopravvivere quotidiano. Il libro è una caccia, un inseguimento che affonda nelle tenebre: la scusa è la vendetta, il condimento l’ironia e l’avventura, il tema l’umanità.

Si legge lontano un miglio che Pandiani se l’è spassata a scriverlo: prendete un autore noir che si diverte e otterrete un poliziottesco fresco che non si prende troppo sul serio, una perla rara ultimamente. Basta gettare un occhio in un superstore librario per vedere pile di thriller e gialli scritti con la carta carbone, tali scimmiottamenti del genere che un filologo potrebbe illustrarne la derivazione da un archetipo comune. La saga de les italiens è tutt’altro, e con l’ultimo episodio lo si sottolinea: Mordenti è sempre più l’eroe quotidiano, non il Buono, il Giusto, l’Esemplare.
Lezioni di tenebra è brioso. La vicenda tiene incollati alle pagine e l’ultima parte sarà la gioia dei torinesi, ma come con i precedenti, anche qui il bello sta nel contorno, nelle piccole cose, in un Gimlet bello carico bevuto ghiacciato e in un vivere che Pandiani condensa con queste parole: “[…] il sacerdote aveva cercato di convincerci del culo che Martine aveva avuto a essere chiamata in cielo dal buon dio, mentre a noialtri poveri stronzi toccava di restarcene quaggiù a bere buoni vini, mangiare cibi deliziosi, scopare belle donne, soffrire, incazzarci, picchiarci, spararci, odiarci, amarci e volerci bene.”
Il libro perfetto da leggere se cercate svago o divertimento, se volete rifocalizzare la percezione delle piccole cose buone e giuste o se avete bisogno di una prolunga per riallacciarvi all’energia vitale.