Il crollo

Il 9 novembre 1989 è considerata la data della caduta del muro di Berlino. In realtà, come sempre avviene, l’evento non fu improvviso, e non si risolse in giornata.
Il 23 agosto dello stesso anno l’Ungheria aprì i confini con l’Austria. Migliaia di tedeschi dell’est si riversarono nel paese per sfruttare la breccia nella Cortina di ferro, ma il passaggio a occidente era consentito solo ai cittadini magiari. Delusi dalla decisione, gli aspiranti profughi si radunarono davanti alle ambasciate della Repubblica Federale Tedesca di Budapest e Praga. Si decise di permettere loro di raggiungere l’occidente, ma solo riattraversando i confini della Repubblica Democratica Tedesca. I treni che li trasportarono oltre cortina passarono senza fermarsi nelle città della DDR fra lo sconcerto dei connazionali che iniziarono a manifestare contro il governo.
Assediato dalle proteste, il governo cadde il 18 ottobre e il nuovo leader, Egon Krenz, decise di concedere ai cittadini permessi per viaggiare oltre il muro. Incaricato di dare notizia pubblica della decisione, il ministro della propaganda Günter Schabowski, ignaro dei dettagli perché in vacanza, venne avvertito soltanto al suo rientro durante una conferenza stampa serale il 9 novembre. Dato che la velina non riportava indicazioni sull’entrata in vigore della normativa, che avrebbe dovuto concedere qualche giorno di tempo per organizzare le guardie di confine, Schabowski pensò che doveva diventare effettiva da subito, e così disse ai giornalisti. I berlinesi dell’est, udite le sue parole in diretta alla televisione, uscirono di casa e marciarono sui posti di blocco. I soldati, non sapendo come comportarsi, di fronte a una simile folla decisero di aprire i cancelli e di far passare tutti senza effettuare controlli. I cittadini comunisti oltrepassarono il muro e brindarono con i cittadini capitalisti che li aspettavano oltrecortina. Nelle settimane successive il muro fu sbriciolato. Nella primavera del ’90 vi furono le prime libere elezioni del paese e il nuovo governo decise di sciogliere la nazione. Le Germania fu riunita il 3 ottobre del 1990.
La caduta del muro è l’evento simbolo della fine del blocco sovietico: da lì a poco i paesi dell’Europa dell’est abbandonarono il Patto di Varsavia, l’Urss venne sciolta e il liberalismo occidentale venne accolto a braccia aperte. Il comunismo storico mandato al macero, fine della Guerra Fredda e grande vittoria del sistema occidentale. Una storia a lieto fine. Apparentemente.

Già, perché la sostituzione del sistema comunista con quello liberista non avvenne gradualmente, e soprattutto la grande corsa alle ricchezze, spietata e senza fare prigionieri, ha finito con il creare società inique in cui, intorno a una minoranza costituita da oligarchi rapidamente convertitisi alle nuove tendenze, da gruppi criminali e da speculatori si affolla una maggioranza di poveri e derelitti che, in nome della libertà, hanno ottenuto la povertà estrema.
Questi alcuni tweet dello scrittore nato e cresciuto nell’ex Unione Sovietica Nicolai Lilin:

09.11.1989 veniva abbattuto il muro di Berlino. E io crescevo in un mondo che guardava all’Occidente come a una perfetta utopia.

Abbattendo il #murodiberlino, ingoiando polvere di cemento e lacrime di gioia, la gente sperava di ritrovare la libertà perduta e scordata.

Mia madre ricorda il #murodiberlino “Non sapevamo come stavamo bene, quando credevamo di stare male”.

Andato #murodiberlino arrivò la libertà, e con quella la crisi economica, le carestie, la corruzione, la criminalità e la guerra civile.

Prima del crollo del #murodiberlino un mio amico sognava di diventare astronauta, dopo il crollo ha cominciato a sognare una Mercedes.

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