Lezioni di tenebra

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.

Lo scorso maggio scrissi un articolo sull’umanità de les italiens, gli sbirri parigini italo-francesi le cui gesta riempiono le pagine dei romanzi di Enrico Pandiani, e in esso facevo paragoni altisonanti fra il loro capo, Jean-Pierre Mordenti, e altre canaglie quali Salvo Montalbano, Fabio Montale, Sarti Antonio, Héctor Belascoaran Shayne, Pepe Carvalho e Marco Buratti. Bene, due anni dopo l’esordio letterario, Pandiani ha sfornato il terzo volume della serie, che in nulla delude i precedenti, e il paragone rimane valido.
Frizzante, sarcastico, picaresco, scanzonato, gran viveur e sciupafemmine, e poi sfigato, cinico, romantico, goliarda, buongustaio e solitario: Mordenti è così, uno che se la vive e che affronta a muso duro le grandi palate di merda che il mondo (o l’autore) gli scarica addosso. Con filosofia e seguendo il proprio personalissimo codice di comportamento e giudizio ciondolerà in bilico su un filo, da una parte il lato oscuro, dall’altro il suo sopravvivere quotidiano. Il libro è una caccia, un inseguimento che affonda nelle tenebre: la scusa è la vendetta, il

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Tre anni in Linea

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.

Il nome Giovanni Guizzardi dirà qualcosa a molti di voi: è un nostro caustico collaboratore dalla fondazione a oggi, fedelissimo, assiduo e maledettamente “in Linea“. In occasione del terzo compleanno della rivista ha deciso di pubblicare in cartaceo la raccolta di tutti gli articoli scritti per noi, compresi alcuni inediti. Se volete accaparrarvela, potete ordinarla su Lulu.com, a questa pagina. Costa 10.07 euro. Qui di seguito trovate la prefazione che ho avuto l’onore di scrivergli.

Ci sono tanti modi per riuscire a prendere sonno la notte. Innanzitutto darsi da fare durante il giorno, stancarsi le membra, sfinirsi il fisico. Poi, se questo non basta o se non è possibile, si può sempre ricorrere alla lettura, a una passeggiata, alle attenzioni del proprio partner, a qualche bottiglia di vino, a un gallone di whisky o a una manciata di

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La pattuglia dell’alba

James Ellroy sostiene di vivere come un eremita: oltre alla televisione, non possiede nemmeno il cellulare e il computer. Non legge i quotidiani, non legge libri. Crede che la lettura di altri autori, soprattutto contemporanei, possa risultare nefasta per la sua immaginazione. Nonostante ciò, pensa che Il potere del cane sia “il più grande romanzo sulla droga che sia mai stato scritto”. Vere o meno che siano le due affermazioni di Ellroy, quella sulla sua carriera di lettore e quella sul romanzo di Don Winslow, quello che è certo è che la seconda sia del tutto giustificata: Il potere del cane è un grande romanzo politico, storico, sociale e d’azione. È avvincente e impegnato, è un romanzo epico e corale. È la storia sporca e travagliata del rapporto fra Stati Uniti, Messico e narcotraffico.

Winslow è giunto in Italia da poco, e solo con gli ultimi tre libri scritti: Einaudi ha pubblicato nel 2008 L’inverno di Frankie Machine, a cui hanno fatto seguito nel 2009 Il potere del cane e nella primavera del 2010 La pattuglia dell’alba. Quest’ultimo è un romanzo godurioso, molto più simile a Frankie che al Potere, e rispetto al secondo difetta in epicità, pur rimanendo di alto livello.

La storia è ambientata in quel di San Diego, fra la sua battigia e  i punti di rottura delle onde e il residuo di territorio agricolo dell’entroterra non ancora cementificato. La vicenda è tipica del genere

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