11 settembre

11 settembre, il secondo attacco. Immagine di dominio pubblico.

Pare che chiunque sappia dove si trovava l’11 settembre 2001, anche tu.
Io ero al dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali dell’Università di Torino. Non ricordo cosa stessi facendo, forse mi stavo iscrivendo a un appello, forse cercavo testi universitari. Ero con un’amica, Elena, in un corridoio deserto del primo piano. Da uno studio si sentiva un chiacchiericcio concitato di radio. Un’assistente ne uscì dicendo “è incredibile, è

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Public enemy

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.

Obama durante una riunione operativa precedente alla missione contro Osama bin Laden, 1° maggio 2011. Immagine di dominio pubblico.

Vivo o morto. Morto.
Nove anni e mezzo di caccia, più un’altra decina precedenti all’11 Settembre. Il nemico pubblico numero uno degli States, ex alleato in chiave antisovietica, è stato preso. Ucciso. Giustiziato.
Quel gran cowboy di George Bush aveva giurato vendetta e Obama, premio nobel per la pace, l’ha servita, a freddo. Ci sono voluti una quindicina di Navy Seals per abbattere il mostro cattivo, carceri illegali con torture legalizzate, centinaia di arresti arbitrari, milioni di violazioni di diritti civili, un lavoro di intelligence planetario, bombardamenti di droni, due guerre e migliaia di civili annichiliti, maciullati, sventrati, cancellati. Ma alla fine

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Io sto con Emergency

E ci mancherebbe…

Soprattutto in un momento in  cui i tre operatori di Emergency, accusati di far parte di un complotto per assassinare il governatore della provincia di Helmand, sono ancora in stato di arresto a Lashkar Gah, nonostante il periodo legale per il fermo sia scaduto.

Mentre ieri si annunciava la loro confessione, Frattini manteneva una certa distanza e La Russa invitava Gino Strada a tenere d’occhio la sua organizzazione, ogni persona di buon senso riteneva impossibile che i tre fossero dei terroristi. Oggi, smentita la notizia (non è mai avvenuta alcuna confessione), la politica fa di tutto per finire con il cascare in piedi: loro però sono ancora prigionieri e intanto i quotidiani sono usciti con titoloni piuttosto inquietanti su Emergency. Una cosa è sicura: anni di lavoro, di onestà e di neutralità sono stati infangati. Tutto sembrerebbe indicare un tentativo di screditare Emergency e di allontanarla dall’Afghanistan, dove evidentemente pesta i piedi a qualcuno. D’altronde la guerra al terrorismo è asimmetrica e il nemico non ha diritto nemmeno alle cure. E nemmeno la popolazione civile, non si sa mai.

Non sparate sulla E rossa.

Storie, narrazioni, sguardi obliqui

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