
La Guida della Rivoluzione scende dalla scaletta su suolo italiano, a Ciampino. Sono le ore tredici, è il dieci di giugno e ad attenderlo c’è il festante Berlusconi. Da buon colonnello, Muammar Gheddafi indossa una divisa militare con uno stillicidio di medaglie appuntate sul cuore. Gli svolazzi sulle spalline, gli occhiali da sole, il volto chirurgico ed i capelli unti danno un tocco rock alla sua immagine. Il ruolo auto-assegnatosi di pilastro della libertà arabo-africana è invece sottolineato da una fotografia in bianco e nero appesa di fianco alle medaglie.
È stata scattata quasi ottant’anni fa, nel settembre del 1931, e ritrae Omar al-Mukhtar, “Il leone del deserto”, la guida della resistenza libica anticoloniale, incatenato fra i suoi nemici, un gruppo di ufficiali italiani dalle mani giunte dietro la schiena in posa per essere immortalati.
Nato povero nella Cirenaica vassalla dell’Impero Turco, studiò il Corano, divenne Imam ed aderì alla confraternita dei Senussi. La sua vita cambiò però radicalmente