Il cavaliere disarcionato

Silvio Berlusconi, 10 giugno 2010. Immagine di dominio pubblico.

“Eravamo insieme all’inizio, siamo insieme alla caduta” mi dice Meggio. Abbiamo appena finito di saltare ed esultare assieme al Polacco dinanzi agli occhi grandi, verdi e stupefatti della ragazza rossa dietro al banco dell’ostello. Termino il check-in con un occhio alla TV della sala comune: non è un sogno, è veramente finita. “Berlusconi will resign” è il titolo della breaking news di Sky.
Un’esultanza da mondiale su cui tre anni e mezzo fa non avrei scommesso un solo dannato euro: era l’una e otto minuti del 15 aprile 2008 quando con Meggio scrissi su Pornopolitica questa frase: “La maratona finisce qui. La notte ci attende. Durerà almeno cinque anni”. Gabriele Martini, amico e mente di quel magnifico blog, ci aveva chiesto di aggiornare in diretta il post sullo spoglio elettorale. Quella

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Sofia femme fatale

Zombies comunisti

Zombies. Schiantato lo scudo Alfano, stretto dalla morsa il Cavaliere fugge nella Sofia la Bella, città dei mille editti e megafono naturale per boutade, diktat e chiamate alle armi. Al sicuro lontano dall’assediata Italia si scaglia contro il nemico:

La decisione della Corte costituzionale non è condivisibile. Praticamente la Corte ha detto ai pm rossi di Milano: ‘riaprite la caccia all’uomo nei confronti del premier’

I rossi, pericolosi Zombies venuti da molto lontano (un molto lontano temporale, sono vent’anni che è crollato il loro baluardo) appestano le nostre terre. Facilmente riconoscibili, indossano lunghi mantelli neri, hanno come testi sacri faldoni e faldoni di scartoffie e vivono nelle aule dei nostri tribunali, soprattutto in quel di Mediolanum, aizzati dai Signori dei Morti, Zombies di categoria superiore che si riuniscono in una Corte detta Costituzionale che il Nostro vorrebbe

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