Il programma del MoVimento 5 Stelle

movimento-5-stelleA due settimane dal voto, solo una cosa è certa: il MoVimento 5 Stelle è il vero vincitore di queste elezioni. Alla Camera è il primo partito (25,5% contro il 25,4% del secondo, il PD), Bersani salta dal lusingare Monti a lustrare le scarpe grilline, Vendola dà loro l’onore delle armi e Berlusconi, processi a parte, scivola nell’anonimato mediatico. Sì, è vero, il M5S non ama farsi chiamare partito, preferendo la dicitura “libera associazione di cittadini”, ma appellandoci alla definizione data del termine da Wikipedia, l’enciclopedia del tanto amato web che Grillo in qualche occasione invita a consultare, non sbagliamo di molto:

Un partito politico è un’associazione tra persone accomunate da una medesima finalità politica ovvero da una comune visione su questioni fondamentali della gestione dello Stato e della società o anche solo su temi specifici e particolari. L’attività del partito politico è volta ad operare per l’interesse nazionale, si esplica nello spazio della vita pubblica e, nelle attuali democrazie rappresentative, ha per “ambito prevalente” quello elettorale.

maialeNaturalmente un movimento che ha come obbiettivo quello di rovesciare la “casta”, ripulire il sistema e mandare tutti i vecchi politici a casa, per esigenze di campagna elettorale non può definirsi con lo stesso termine, quello di partito, usato da decenni per indicare i gruppi che hanno partecipato al governo dello Stato tanto bistrattato. Insomma, è come se un porco rifiutasse l’etichetta di suino, comune ai suoi simili, preferendo quella di “libera associazione di salami e prosciutti”. Sempre un maiale resta però (qualsiasi riferimento a persone, cose, partiti o libere associazioni di cittadini è puramente casuale).

Molta stampa, soprattutto estera, è caduta in questo tranello e in quello della semplificazione indicando le ultime elezioni italiane come quelle della vittoria dell’antipolitica. Sbagliato: se la politica è la gestione del bene pubblico di una nazione, allora qualsiasi proposta o idea che lo riguardi è un atto politico. Il MoVimento 5 Stelle, a detta di chi ne fa parte, è un movimento di idee per gestire il paese, dunque fa politica, dunque è un partito.

Ma quali sono queste idee? Andiamo a leggere il programma (nascondendoci dietro a un dito se non lo abbiamo fatto prima delle elezioni). Lo trovate qui, sul sito di Beppe Grillo. È un documento PDF piuttosto leggerino. 436,4 kB, 15 pagine. Di cui una è la copertina e la seconda l’indice. Ovvero 13 pagine 13 che sintetizzano il programma del MoVimento. Secondo molti sono un po’ scarsine. Ma, volendo fare un paragone, non è molto diverso da quello del PD veltroniano del 2008, un PDF da 903 kB che, come si legge sulla pagina web da cui si può scaricare, è la versione integrale. E peraltro ha una grafica simile alle diapositive di un convegno di proctologi.

nudi-per-la-spesaGli obiettivi di Grillo sono elencati come i prodotti sulla lista della spesa che ho attaccata al frigorifero, punto per punto. Divisi in temi come gli scomparti di un supermercato (Stato e cittadini, Energia, Informazione, Economia, Trasporti, Salute, Istruzione), i punti non sono altro che un mero elenco, senza spiegazioni sul perché o sul come. D’altronde, io sulla mia lista ho scritto birra, mica birra per sbronzarmi dopo i risultati elettorali: bevanda alcolica tratta dalla fermentazione dell’orzo aromatizzata con il luppolo. Di fianco a quelli già conseguiti, pochi data l’assenza del MoVimento dal potere fino a questi giorni, come “Abolizione del Lodo Alfano” c’è il segno di spunta: obiettivo raggiunto. In futuro potremmo sederci comodamente in poltrona e, come facevamo un tempo con la schedina, controllare i risultati.

Al di là della condivisione o meno della politica grillina e dei contenuti, il programma è, come documento, efficace. Sintetico, arriva al cuore del problema e per direttissima al muscolo cardiaco dell’elettore. I critici lo criticano per quello che è, un semplice elenco non ragionato, quasi puerile (nello svolgimento, non nella traccia). Ma facciamo un’auto analisi e diciamoci la verità: chi mai ha letto le 281 pagine del programma di Prodi per le politiche 2006? Chi ha mai votato dopo aver scorso un intero programma? Non abbiamo forse crocettato il simbolo del nostro partito per amore e ideologia? Non ci siamo forse basati su tribune elettorali catodiche e sulle strilla di politici imbellettati? Non ci siamo forse lasciati convincere da interviste lette su un quotidiano? Non abbiamo ceduto sotto il peso della propaganda e di cartelloni elettorali tutti sorrisi e slogan da massimo cinque parole? In confronto il programma del MoVimento 5 Stelle è Moby Dick.

E, dato che in un modo o nell’altro il prossimo governo avrà a che fare con gli stellati e che questi accetteranno di discutere solo i punti cardine del loro programma, tanto vale leggerlo. Parla del nostro futuro ed è breve (il programma o il futuro, lascio a voi decidere).

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Il cavaliere disarcionato

Silvio Berlusconi, 10 giugno 2010. Immagine di dominio pubblico.

“Eravamo insieme all’inizio, siamo insieme alla caduta” mi dice Meggio. Abbiamo appena finito di saltare ed esultare assieme al Polacco dinanzi agli occhi grandi, verdi e stupefatti della ragazza rossa dietro al banco dell’ostello. Termino il check-in con un occhio alla TV della sala comune: non è un sogno, è veramente finita. “Berlusconi will resign” è il titolo della breaking news di Sky.
Un’esultanza da mondiale su cui tre anni e mezzo fa non avrei scommesso un solo dannato euro: era l’una e otto minuti del 15 aprile 2008 quando con Meggio scrissi su Pornopolitica questa frase: “La maratona finisce qui. La notte ci attende. Durerà almeno cinque anni”. Gabriele Martini, amico e mente di quel magnifico blog, ci aveva chiesto di aggiornare in diretta il post sullo spoglio elettorale. Quella

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(S)fiducia

Questo articolo è stato pubblicato dalla rivista web Nulla dies sine linea.

Iwo Jima Chronicles, Piazza Venezia, Roma. Fotografia di Pensiero, licenza CC 2.0

Il giorno della mozione di sfiducia è arrivato e, come molti temevano, è arrivato solo il giorno, senza sfiducia. Per tre voti il governo sopravvive, mentre il centro storico di Roma si trasforma in una piccola Genova. Migliaia di manifestanti, fra universitari, studenti medi, ricercatori, insegnanti, terremotati, sindacati, centri sociali, No Dal Molin e associazioni varie hanno sfilato per la città eterna uniti contro la crisi, il decreto Gelmini e il governo. Dall’altra parte il solito spiegamento di mezzi blindati e forze dell’ordine in assetto antisommossa a proteggere gli edifici istituzionali. Il fatto che la gran parte dei partecipanti abbia manifestato pacificamente verrà come al

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