Pinguini che scivolano verso i flutti dell’Antartico, iguane natanti, elefanti in carica, masse di mammiferi migranti e gorilla ieratici. Sperdute valli dell’Alaska, montagne tronche venezuelane, vulcani, deserti e lande di ghiaccio. Piante aggrappate alla terra, foreste gonfie di verde e cactus che colonizzano lava fresca di eruzione. E poi tribù di cowboys siberiani che dalle slitte conducono mandrie di renne attraverso la Kamchatka, case indonesiane costruite su alberi alti decine di metri, indigeni con astucci penici, dischi labiali e scarificazioni.
Frase da far cariare immediatamente i denti, e difatti i generali smentiscono subito con i fatti le parole ospedaliere del Cavaliere. Dice Fabrizio Cicchitto che l’aggressione è dovuta ad una campagna d’odio condotta da
“…un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L’Espresso, da quel mattinale delle Procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri, che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi…”
(media non allineati e toghe rosse)
“…e da un partito come l’Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani.”
(opposizione parlamentare identificata nell’Italia dei Valori e in certi ranghi del PD)
“Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell’uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda.”
(è tutta colpa della giustizia)
Vale a dire: all’odio rispondiamo con l’odio. Dagli ai giornalisti contrari, dagli all’opposizione, dagli alla giustizia che cerca di fare luce sui comportamenti del Premier. Una bella lista di proscrizione siglata con l’uscita dall’aula del Pdl quando la parola è passata a Di Pietro e Bersani. Per buona pace di chi si auspicava un abbassamento dei toni (Napolitano).
Modellino copia del souvenir scagliato in faccia a Silvio Berlusconi.
L’attacco è violento e diretto al volto. Guglie, pinnacoli e madonnina squarciano la pelle, spaccano denti, fratturano il setto nasale. È il Duomo di Milano e lo hanno scagliato in faccia al nostro Miglior Premier. La sua prognosi è di una ventina di giorni, quella del paese è riservata.
Non solo il nemico colpisce dove meno te lo aspetti, ma anche con un’arma che nessuno si figurerebbe. Aggressione impulsiva, aggressione premeditata, gesto di un folle, gesto di un performer: tutto fuorché un gesto politico. È frutto del clima violento che circonda il Cavaliere, dicono i suoi sgherri. Gli avversari chinano il capo, vanno al suo capezzale, si definiscono solidali. I pochi che per onestà (Di Pietro) e per senso critico (Bindi) vanno fuori dal coro sono relegati ai margini.
È un’Italia violenta?È il solito paese in cui viviamo da una quindicina d’anni. Nell’ultima sera del 2004 fu un cavalletto di una macchina fotografica l’arma