Soprattutto in un momento in cui i tre operatori di Emergency, accusati di far parte di un complotto per assassinare il governatore della provincia di Helmand, sono ancora in stato di arresto a Lashkar Gah, nonostante il periodo legale per il fermo sia scaduto.
Mentre ieri si annunciava la loro confessione, Frattini manteneva una certa distanza e La Russa invitava Gino Strada a tenere d’occhio la sua organizzazione, ogni persona di buon senso riteneva impossibile che i tre fossero dei terroristi. Oggi, smentita la notizia (non è mai avvenuta alcuna confessione), la politica fa di tutto per finire con il cascare in piedi: loro però sono ancora prigionieri e intanto i quotidiani sono usciti con titoloni piuttosto inquietanti su Emergency. Una cosa è sicura: anni di lavoro, di onestà e di neutralità sono stati infangati. Tutto sembrerebbe indicare un tentativo di screditare Emergency e di allontanarla dall’Afghanistan, dove evidentemente pesta i piedi a qualcuno. D’altronde la guerra al terrorismo è asimmetrica e il nemico non ha diritto nemmeno alle cure. E nemmeno la popolazione civile, non si sa mai.
Non sparate sulla E rossa.