I Forconi non andranno lontano. Continueranno ancora per un po’ a bloccare le città e a ostacolare la viabilità, grideranno i loro comizi in qualche piazza, marceranno su Roma il 18 dicembre e assedieranno le istituzioni. Lo faranno per una settimana ancora, forse due. Ci sarà clamore, romperanno le scatole. Ma dopo la capitale, sarà caduta libera. Il comitato 9dicembre2013 imploderà, l’attenzione scemerà, la forza esplosiva si ridurrà. Non mangeranno il panettone.
Torino, Piazza Pitagora, lunedì 9 dicembre 2013: la rivoluzione mi blocca sulla via dell’aeroporto. Un uomo ci infila un volantino in macchina che nero su bianco recita basta con questo e basta con quello e fermiamoci e rivoltiamoci. Una picchettatrice ci rassicura sul fatto che ogni dieci minuti fanno scorrere il traffico. Un dimostrante ci urla che Caselle non la raggiungeremo mai: la tangenziale è bloccata, la superstrada è bloccata, l’aeroporto è bloccato. Studiamo un percorso alternativo, attendiamo con calma che i rivoluzionari ci lascino passare e scrutiamo lombrosianamente facce e abiti, che non è vero che non fanno il monaco.
Karin Andersen Loevenbo. Fotografia di Chiara Ceolin, tutti i diritti riservati.
Un anno fa, di questi tempi, scorrazzavo per il Belpaese con la prode fotoreporter Chiara Ceolin a intervistare artisti. Il nostro quesito principale era: esiste un’arte di protesta in Italia? Come si sa, da domanda nasce domanda, e da intervista nasce intervista: abbiamo raccolto una ventina di testimonianze di prima mano. Pittori, street artists e performer hanno aperto atelier, fabbriche dismesse e i nostri occhi di fronte ai murales che coprono i muri delle città. Ci hanno parlato delle loro opere, delle idee che vi stanno alla base e della loro poetica.
Dal lavoro è nato un reportage: Chiara alla fotocamera, io alla penna. In attesa di essere pubblicato in cartaceo (è distribuito dall’agenzia Emblema), potete godervi alcuni scatti su Photojournale, un sito internazionale che raccoglie documentari fotografici.
Qui sotto, invece, trovate la presentazione dell’articolo:
A Torino l’associazione Urbe – Rigenerazione Urbana apre i 1500 metri quadri dell’ex fabbrica Aspira, destinata a diventare un complesso residenziale, a oltre cinquanta street artists che ne ricoprono gli ambienti di murales, graffiti, poster e stencil. A poca distanza Gec, nel suo studio nei pressi di Piazza Statuto, affida al suo tratto fumettoso il racconto di una contemporaneità individualista, priva di miti e manipolata dai media. A Orzinuovi, un paese della provincia di Brescia, Elena Monzo trasferisce sulla tela brutture e maschere della società. Più a sud, in Emilia, il Collettivo FX con il calare della notte prepara la colla e attacca poster e stickers sui piloni di cemento dell’autostrada A1, sulle cabine elettriche e sui muri in stato di degrado. A Bologna Stefano Pasquini ritrae personaggi vittime della politica. A Reggio Emilia Simone Ferrarini saccheggia la storia e l’attualità dipingendo clandestini, galeotti, manifestanti iraniani e alpini in ritirata. Centrali nucleari, miniere di amianto, cantieri sequestrati e zone infette da soprusi sono i luoghi d’azione della street-photo performance del Dott. Porka’s P-Proj. Il mondo è il territorio di caccia di Gola e dei suoi giganteschi murales dominati da una natura fantastica, rigogliosa e in armonia con se stessa. L’ecologia e il rapporto fra uomo e ambiente è invece al centro del lavoro di Karin Andersen Loevenbo, un’artista tedesca residente a Bologna. Dipinge esseri mutanti, creature ibride in un mondo finalmente lontano della visione ordinaria e antropocentrica. Un viaggio nelle strade e nelle gallerie del Belpaese fra pittori, muralisti e performer: esiste oggi un’arte di protesta in Italia?