MayDay

MayDayPubblicai questo articolo qualche anno fa su Nulla dies sine linea, ma è e rimarrà sempre attuale.

Il primo maggio 1886 i sindacati statunitensi organizzarono a Chicago uno sciopero per migliorare le condizioni di lavoro degli operai, costretti a turni di dieci-dodici ore sei giorni su sette, rivendicando la giornata lavorativa di otto ore. Il tre di maggio la polizia attaccò senza preavviso un gruppo di scioperanti radunatisi di fronte alla fabbrica di mietitrici McCormick provocando due morti e parecchi feriti. La notizia si diffuse rapidamente e alcuni anarchici realizzarono un volantino in cui si invitavano gli operai a chiedere giustizia con un presidio di protesta in Haymarket Square. Su alcuni di questi volantini si chiedeva di partecipare armati.

Illustrazione d’epoca raffigurante lo scoppio dell’ordigno a Haymarket Square. Immagine di pubblico dominio.

Il giorno successivo, durante il pomeriggio, la folla si radunò nella piazza ad ascoltare gli oratori che da un carro raccomandavano la calma e la protesta pacifica, mentre il sindaco C. Harrison, constatando la tranquillità della manifestazione, tornò a casa. Alla sera, senza motivo, la polizia ordinò alla folla di disperdersi e marciò in ranghi serrati verso il carro provocando la confusione: dal mucchio qualcuno lanciò un ordigno rudimentale che uccise un poliziotto, M.J. Degan, e le forze dell’ordine risposero sparando sulla folla uccidendo undici persone (di cui sette agenti colpiti dal fuoco amico) e ferendone molte altre che, temendo l’arresto, non si presentarono in ospedale.
Nei giorni seguenti la polizia cercò inutilmente di identificare il dinamitardo e, cercando un capro espiatorio, arrestò gli organizzatori anarchici del presidio e altre persone più o meno collegate con la protesta, per lo più immigrati di origine tedesca, accusandoli dell’omicidio di Degan. Durante il processo, in assenza di prove del loro coinvolgimento diretto con i fatti, gli imputati furono accusati di aver indotto con i loro sermoni il bombarolo a lanciare l’ordigno. Sette degli otto imputati furono condannati a morte. Il verdetto si diffuse in tutto il mondo e ovunque furono indette manifestazioni in loro difesa.

Haymarket_hangingIn appello due condanne capitali furono mutate in ergastolo. Gli altri cinque furono indirizzati verso l’impiccagione. L. Lingg non la raggiunse mai: il 10 novembre del 1887 si suicidò nella sua cella accendendosi un sigaro riempito di dinamite, morendo dopo sei ore di agonia. Il giorno successivo Spies, Parsons, Fischer ed Engel furono impiccati di fronte a un gruppo di spettatori. August Spies, prima di essere ucciso, pronunciò una frase che divenne celebre: “verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi“. Nel 1893 il governatore dell’Illinois firmò la grazia per gli altri tre imputati riconoscendo l’innocenza di tutti e otto. La sua carriera politica terminò quel giorno. Nessun membro delle forze dell’ordine fu condannato per questi eventi, mentre l’attentatore non venne mai scoperto.
Intanto, nel 1887, il Presidente Glover Cleveland decise di ufficializzare una Festa dei Lavoratori il 5 settembre per ricordare le prime manifestazioni organizzate nel 1882 a New York dai Cavalieri del Lavoro, temendo che le celebrazioni che di norma si tenevano il 1° maggio finissero con il favorire anarchici e socialisti. Tuttavia nel resto del mondo il 1° maggio rimase la data preferita e, nel 1890, la Seconda Internazionale organizzò per quel giorno, in occasione della commemorazione dei fatti di Haymarket Square, una protesta globale per rivendicare le otto ore giornaliere. La massiccia adesione ed il successo internazionale fecero sì che dal 1891 la Festa dei Lavoratori venisse celebrata annualmente.
Salvatore_Giuliano_e_PisciottaIn Italia, durante il ventennio fascista, la Festa dei Lavoratori fu soppressa per poi essere ripristinata al termine della Seconda Guerra Mondiale. Non fu esente da sangue neanche nello stivale: nel 1947, in occasione della ricorrenza, la banda di Salvatore Giuliano sparò a Portella della Ginestra (Palermo) su un corteo di duemila lavoratori che manifestavano contro il latifondismo e a favore dell’occupazione delle terre incolte, uccidendone undici e ferendone una cinquantina. La strage era stata organizzata un anno prima ed era in programma nel caso in cui le sinistre avessero avuto la maggioranza all’Assemblea Regionale, cosa che capitò nelle ultime elezioni con la conquista di 29 seggi contro i 24 della DC. I dubbi sui mandanti della strage, che risalgono fino a Scelba, all’epoca Ministro dell’Interno, forse rimarranno per sempre tali: Salvatore Giuliano fu ucciso nel 1950, probabilmente dal suo luogotenente, Gaspare Pisciotta, che a sua volta morì in carcere, quattro anni dopo, bevendo un caffè alla stricnina.
Oggi la Festa dei Lavoratori, di cui pochi sono a conoscenza delle origini e del sangue versato, viene celebrata in quasi tutto il mondo per ricordare le vittorie dei lavoratori e l’impegno delle organizzazioni sindacali.

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Il mucchio selvaggio

Cassidy's mugshot from the Wyoming Territorial...
Butch Cassidy, Wyoming Territorial Prison, Laramie, Wyoming, 1894. Immagine di dominio pubblico.

Questo articolo è dedicato a Diana e Roberto.

Robert LeRoy Parker nacque nel 1866 nello Utah, Stati Uniti, da genitori immigrati dall’Inghilterra per via delle persecuzioni anti-mormoniche. Abbandonò la famiglia e i dodici fratelli che era un ragazzo. Lavorò in diversi ranch, quindi conobbe Mike Cassidy, un ladro di cavalli e bestiame, e fu macellaio. Da qui il soprannome che lo accompagnò nella leggenda, Butch, e il cognome che prese in onore dell’amico, Cassidy.
A quattordici anni entrò ufficialmente e suo malgrado nel mondo del crimine: rubò un paio di jeans e una torta in un negozio chiuso, lasciando in cambio un pagherò. Fu comunque denunciato. A 18 anni consegnava cavalli rubati e faceva il cowboy fra Colorado, Wyoming e Montana. A 21 anni

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11 settembre

11 settembre, il secondo attacco. Immagine di dominio pubblico.

Pare che chiunque sappia dove si trovava l’11 settembre 2001, anche tu.
Io ero al dipartimento di Scienze Antropologiche, Archeologiche e Storico Territoriali dell’Università di Torino. Non ricordo cosa stessi facendo, forse mi stavo iscrivendo a un appello, forse cercavo testi universitari. Ero con un’amica, Elena, in un corridoio deserto del primo piano. Da uno studio si sentiva un chiacchiericcio concitato di radio. Un’assistente ne uscì dicendo “è incredibile, è

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