Dal vostro inviato nella Perfida Albione

L'HMS Albion recupera a Santander alcuni britannici bloccati all'estero.

Il primo ministro inglese Gordon Brown ieri ha inviato la portaerei Ark Royal e la porta-elicotteri HMS Ocean direttamente sulla Francia: l’obbiettivo della Royal Navy era Calais. L’ordine è rientrato, non tanto perché giunto con sessantasei anni di ritardo rispetto all’Operazione Overlord o perché effettivamente non c’è alcuna guerra in corso contro i francesi, quanto perché il porto di Calais è troppo piccolo per permettere l’attracco delle due navi e il normale servizio di traghetti sulla Manica pare sia in grado di sostenere il rientro delle masse di brittanici bloccate all’estero.

I racconti dei rimpatriati sono epici: c’è chi ha pagato una corsa in taxi da Belfast a Londra, chi ha attraversato la Francia in autostop, chi è riuscito miracolosamente a salire su uno degli Eurostar che affollano l’Eurotunnel, chi ha dovuto comprarsi una bicicletta per poter usifruire dei posti riservati ai ciclisti sui traghetti e, incredulo, chi è riuscito a scroccare un passaggio alla nave da guerra HMS Albion, in navigazione dalla Spagna verso il nord Atlantico… insomma, lo spirito inglese si è scatenato per rincasare dalle vacanze pasquali nonostante la nube di cenere eruttata dall’impronunciabile Eyjafjallajökull, il vulcano islandese che ha paralizzato il trasporto aereo Nordeuropeo.

Londra dal cielo, quando ancora vi si poteva volare sopra

In realtà qui a Londra tutta questa cenere non la si nota proprio: il cielo è limpido da giorni, il sole è caldo e la primavera scotta a giudicare dalla minigonna inguinale tornata di moda. Curioso è il silenzio che grava sulla città e l’assenza di qualsiasi scia a tagliare l’azzurro. La mia amica Viola, attrice, non ha mai girato delle esterne simili in vita sua: abituata a interrompere le riprese per l’inquinamento acustico provocato dagli aerei che normalmente si intrecciano sulla metropoli, intenti a raggiungere o ad allontanarsi da uno dei nove aeroporti che la servono, può procedere diritta senza lanciare imprecazioni verso l’alto. Proprio questo alto è una di quelle parti di Londra che sempre mi affascinava da bambino, e non solo per via di Nelson in piedi sulla sua colonna: come ogni piccolo essere avevo grandi progetti per il mio futuro, e molti di questi mi vedevano seduto in una cabina di pilotaggio, lato comandante, con una bella camicia bianca dalle mostrine nere, intento ad attraversare il pianeta e a strizzare l’occhio alle hostess. Sapevo distinguere accuratamente ogni genere di aereo e di compagnia osservando dimensioni, angolo delle ali, posizione dei motori e colori, e non solo a Heathrow, Caselle o Gatwick, ma anche in cielo, sopra la mia testa. Posizioni privilegiate per vederli volare erano la finestra della casa di mia sorella, ad Hounslow, o le aree family friendly all’aperto dei pub affacciati sul Tamigi, fra Hammersmith e il ponte di Putney. Con una sola occhiata potevo vederne come minimo tre, bassi, rumorosi ed eccitanti. L’altro giorno ero proprio da quelle parti con un espatriato italiano, il buon Daniele, gran mangiatore di salumi, e oltre a non vedere nemmeno una mosca volare, non abbiamo neppure trovato quei locali. Da qualche parte devono essere, ne sono certo, così come è sicuro che Ryanair, British Airways e compagnia bella riprenderanno a spedire passeggeri a miglia e miglia di distanza, continuando a ignorare la natura e la nostra totale subordinazione ad essa. D’altronde, cosa potremmo fare?

Storie, narrazioni, sguardi obliqui

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